Matilde Mirabella: la traduzione significa calarsi in quello che si legge
Di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V.
Ecco un’altra intervista con una traduttrice per i diritti umani, Matilde Mirabella che di se stessa mi dice: Sono un’umanista e da molti anni collaboro con Pressenza come traduttrice e occasionalmente come redattrice.
Ho partecipato alla realizzazione della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza del 2009 e a molte attività promosse dal Movimento Umanista negli ultimi 30 anni, in Italia e all’estero.
Milena Rampoldi: Che importanza hanno le traduzioni?
Matilde Mirabella: Hanno molta importanza, permettono la circolazione di notizie, informazioni, cultura, in paesi e in culture diverse da quella nativa. Una buona traduzione è fondamentale per la comprensione del pensiero di chi scrive
MR: Che cosa significa per te personalmente tradurre?
MM: Per me significa “calarmi” in quello che sto leggendo, comprenderlo meglio, e offrire ad altri quella comprensione. Significa anche uscire dal mio piccolo mondo quotidiano e connettermi con altre persone, paesi, con altre realtà.
MR: Quali sono secondo te le strategie migliori per promuovere il dialogo interculturale?
MM: Penso che sia importante la conoscenza reciproca. Favorire il dialogo per me è aprire alla possibilità di conoscere senza temere imposizioni o forzature, quindi la possibilità di scegliere con libertà: film, libri, cibi, condividere il patrimonio culturale di un paese attraverso, festival, eventi, viaggi “virtuali”…
MR: Che cosa significa per te empatia interculturale e interreligiosa?

MR: Un giornalismo al plurale promuove la lotta alla discriminazione e al razzismo. Che ne pensi di questo?
MM: Penso che tutto ciò che promuove la libera espressione sia da coltivare e da sviluppare. Pressenza è per me un valido esempio ma sono tante le realtà che vanno in questa direzione. I monopoli sono un limite alla libertà, di scelta e di pensiero, e il giornalismo ha una responsabilità da questo punto di vista.
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