Baïla WANE, Ceerno Suleyman Baal e l’epoca successiva nella regione di Fuuta Toro (traduzione di Dr. phil. Milena Rampoldi)
Il seguente saggio dello storico senegalese Baïla Wane, già presentato da ProMosaik e.V. in traduzione tedesca, ora è anche disponibile in italiano. Tratta di un’epoca storica molto specifica della regione di Fuuta Toro nel Senegal di oggi. Questo saggio per me acquista un valore del tutto particolare, se lo collochiamo nella storia dei diritti umani, mostrando come anche nella storia africana ci sono stati dei tentativi interni e sono state attuate delle strategie interne per garantire delle forme politiche democratiche ed egalitarie, opponendosi alla mentalità di casta nel nome dell’Islam quale religione egalitaria.
Sono fermamente convinta del fatto che la storia della regione di Fuuta Toro, soprattutto per quanto riguarda l’epoca Almami dal 1770 al 1807 (il primo periodo dell’epoca che Wane descrive nel suo saggio) ci dia una buona panoramica del movimento politico teocratico islamico che si opponeva allo schiavismo, promuovendo la costruzione di uno stato islamico giusto senza la mentalità di casta e il commercio degli schiavi. Per questo ritengo che questa traduzione sia fondamentale per ricordare questo movimento dimenticato, facendolo conoscere anche in Italia.
Suleyman Baal, l’iniziatore della cosiddetta rivoluzione Torodo (1769-1776), si opponeva al commercio degli schiavi e agli schiavisti mauri, pagando il suo impegno per l’eguaglianza e la giustizia con la vita. Infatti rimase ucciso in una battaglia contro i mauri.
Nel 1776 gli succedette l’almami Abdul Kader Kane che governò fino alla sua uccisione nel 1807. Anch’egli si era impegnato a favore dell’eguaglianza e della repressione dello schiavismo e della mentalità di casta nella regione, pagando il suo spirito riformista con la vita.
Nel 19esimo secolo l’istituzione politica dell’almami si svuotò comunque del tutto, senza più rappresentare gli ideali iniziali dell’egalitarismo. Si formò infatti una società gerarchizzata e basata su diverse caste che facilitò la conquista francese della regione.
La lotta contro lo schiavismo si limitò dunque a un episodio di sole due generazioni. Come spesso succede nella storia dell’umanità, i movimenti che si impegnano a favore dell’eguaglianza e della giustizia nel nome dell’Islam, vengono oppressi. Per questo oggi dobbiamo impegnarci a riscoprire questi movimenti storici per ricordare il loro valore nella lotta contro lo schiavismo nelle società musulmane.
Un altro aspetto fondamentale del movimento di Suleyman Baal et di Abdel Kadir Kane consiste senza dubbio nella sua componente pedagogica. Infatti il movimento riformista dei due primi almami mirava alla diffusione pacifica dell’Islam come religione e cultura tra le tribù della regione e allo studio delle fonti islamiche, fondando centri di studio e migrando per il paese mostrando alla gente comune l’Islam quale religione egalitaria, pacifica e giusta.
La realizzazione politica di questa visione del mondo consiste dunque nell’applicazione pratica della dottrina del regnante giusto, nella soppressione dello schiavismo, nella promozione della competenza etico-politica del governante musulmano e nel rifiuto dell’abuso di potere, una tematica centrale per impegnarsi oggi per la giustizia e lottare contro lo schiavismo e l’oppressione nei paesi musulmani.
Senza voler anticipare ulteriormente il contenuto del saggio, eccovi un sommario delle qualità che deve possedere il regnante musulmano secondo Suleyman Baal:
1)– “Scegliete un uomo saggio, devoto e onesto che non sfrutta le ricchezze di questo mondo terreno a suo vantaggio personale o a vantaggio dei suoi figli”;
2)– “Detronizzate gli imam, il cui benessere vedete crescere e confiscate tutto il loro patrimonio”;
3) – “Combattetelo e cacciatelo via se si oppone”;
4) – “Fate assolutamente attenzione che l’imamato non si trasformi in un governo dinastico in cui i figli divengono sempre i successori dei propri padri”;
5) – “Scegliete sempre un uomo saggio e diligente”;
6) – “La nomina non deve mai limitarsi solamente ad una provincia”;
7) – “Il criterio basilare deve essere sempre la competenza”.
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Dr. phil. Milena Rampoldi
Redazione italiana di ProMosaik e.V.