Interview Campaign with Translators: Maria Grazia Beltrami from Italy
by Milena Rampoldi, ProMosaik e.V. – Ecco la prossima intervista del nostro ciclo di interviste a traduttori su questioni interculturali e di dialogo. Abbiamo parlato con Maria Grazia Beltrami – Berlino – Germania che si presenta dicendo: Sono nata a Cremona (Italia) nel 1960. A tre anni ho imparato a leggere e a scrivere grazie al mitico programma “Non è mai troppo tardi” del compianto maestro Alberto Manzi. Fin da piccola la mia anima si è divisa tra due mondi: la scienza e la letteratura. In gioventù ho seguito soprattutto la mia prima anima – studiando chimica e diventando progettista di impianti chimici – senza mai trascurare la seconda, e quando una certa stanchezza e la politica italiana mi hanno convinto ad allontanarmi dal mio lavoro, mi sono dedicata interamente alla seconda. Oggi sono un editor che, come libero professionista, ha curato la pubblicazione di più di cento opere, traduco dall’inglese e dal tedesco e valuto opere per case editrici e agenti letterari di lingua inglese prima della loro effettiva pubblicazione.
Milena Rampoldi: Quali sono i principali problemi linguistici e interculturali per i traduttori da e verso le lingue che tratti?
Maria Grazia Beltrami: Io traduco dall’inglese (british e americano) e dal tedesco verso l’italiano. Ciascuna delle lingue di partenza presenta problematiche differenti rispetto alla lingua di arrivo. Devo dire che le difficoltà minori, sia dal punto di vista linguistico che culturale, le riscontro nei confronti dell’inglese britannico. Il divario tra l’americano e l’inglese britannico sta diventando ogni giorno più grande. Se penso a testi di dieci anni fa, le differenze, parlando di lingua, erano davvero poche, e quelle culturali solo poche di più. Il progressivo assorbimento di gerghi, lingue straniere e slang di differenti origini nell’americano fa sì che il traduttore debba affrontare problematiche insolite, sia dal punto di vista della comprensione che della resa in italiano. Qualcuno si affida al dialetto, ma la cosa è ben più complicata di così, senza contare che io, che nasco editor, ho brividi di raccapriccio quando mi trovo davanti sgrammaticature fatte passare per tentativo di tradurre uno slang…
MR: Cosa pensi sia importante promuovere il dialogo interculturale?
MGB: Sarebbe bellissimo avere una ricetta che aiuti a promuovere il dialogo interculturale. In realtà mi vien fatto di pensare che chi esercita una professione dedita a far ponte tra diverse culture come è quella del traduttore dovrebbe essere già in se stesso, geneticamente direi, un promotore del dialogo interculturale. Purtroppo so che non è così.
MR: Come può il lavoro di traduzione migliorare la comunicazione tra i popoli e promuovere una cultura di inclusione e pace?
MGB: C’è un detto che dice che chi non legge ha una sola vita da vivere, chi legge invece ne ha una per ciascun libro che apre. Questo perché la letteratura è una finestra aperta sulla vita e sul mondo degli altri. Purtroppo non sempre siamo in grado di leggere i testi prodotti da altre culture direttamente nella loro lingua, e ci è necessario quindi ricorrere alle traduzioni. Purtroppo – di nuovo – la logica con cui vengono scelti i libri da tradurre nelle lingue europee è quella del mercato, che privilegia la quantità delle vendite alla qualità dei testi. D’altra parte i traduttori devono vivere, e sono quindi anche loro soggetti alle logiche di mercato. Certo, sarebbe bello se ci fosse una casa editrice indipendente, senza scopo di lucro, che si occupasse di pubblicare cose diverse, e che magari ciascun traduttore si impegnasse che so, una volta all’anno, a mettere a disposizione la traduzione in un’altra lingua di un libro che a lui/lei è piaciuto molto… utopia eh?
MR: Come puoi spiegare agli stranieri in che modo è differente la tua lingua?
MGB: Ah, il bell’italiano, lingua musicale per eccellenza, dicono… ma anche lingua piena di trabocchetti, trabocchetti nei quali spesso e volentieri cadono anche i madrelingua: articoli, apostrofi, preposizioni, coniugazioni… il congiuntivo! Così che ogni vola che un amico tedesco mi avvicina dicendomi, mentre mi guarda con l’occhietto furbo, che ha deciso di imparare l’italiano, io rispondo che se gli serve solo per ordinare gli spaghetti quando va in vacanza basta che si compri un manualetto con le frasi fatte. Altrimenti è meglio che si compri una buona grammatica e magari vada a farsi un corso… e no, gli spaghetti alla bolognese in Italia non esistono.
MR: Come pensi sia possibile insegnare nel miglior modo possibile la tua lingua a uno straniero?
MGB: Non ho mai insegnato la mia lingua a stranieri, se volessi farlo credo che la prima cosa che farei sarebbe andare a fare un corso DITALS http://www.ditals.com/in modo da acquisire gli elementi di didattica che mi mancano. Quello che invece faccio spesso è aiutare amici stranieri che hanno già qualche elemento di italiano a pronunciare meglio la lingua e a evitare i più banali errori di grammatica e ortografia.
MR: Quali sono i principali problemi che deve affrontare un traduttore quando deve tradurre in una lingua europea?
MGB: Credo a che a questa domanda possano rispondere meglio i traduttori che traducono da lingue non europee a lingue europee. Considerato quello che ho detto in precedenza riguardo a un linguaggio fondamentalmente europeo come l’inglese americano, immagino che le loro difficoltà siano ancora più grandi.
MR: Cosa significano per te la consapevolezza e l’empatia interculturale?
MGB: Non esiste una verità assoluta. Esiste quella che ciascuno di noi ritiene la verità assoluta e che è, per definizione, viziata dal nostro solipsismo, dal nostro credere di essere – ognuno di noi – il motore immobile intorno al quale gira l’universo. Questa mentalità ha portato, in questi ultimi anni, a un tragico restringersi del perimetro del mondo, alla riemersione di politiche nazionalistiche e alla frantumazione di molti stati che erano uniti in piccoli cortili pieni di livore. Eppure, se solo la gente guardasse meno al proprio ombelico e alzasse lo sguardo a incontrare quello del vicino, vedrebbe se stesso allo specchio, le similitudini molto più numerose e importanti di quelle differenze che vengono fatte passare per insormontabili.
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